Antonio Abate è uno dei più illustri eremiti della Chiesa. Nato a Coma nel cuore dell’Egitto, intorno al 250, a vent’ anni abbandonò ogni cosa per vivere dapprima in una plaga deserta e poi sulle rive del Mar Rosso, dove condusse vita anacoretica per più di 80 anni: morì, infatti, ultracentenario nel 356.
Patronato: Antonio = nato prima, o che fa fronte ai suoi avversari, dal greco.
Emblema: Bastone pastorale, Maiale, Campana, Croce a T.
La Devozione a Sant’Antonio Abate
S.Antonio Abate, venerato come un uomo di Dio già durante la vita, ebbe subito un grande numero di devoti, attratti dalla sua Santità fatta di profonda saggezza, di preghiera unita al lavoro, di avversione al male che umilia e impoverisce l’uomo, di amore per i poveri, gli umili, i malati. Verso il 561 fu scoperta la sua sepoltura per mezzo di una rivelazione e le reliquie furono trasportate ad Alessandria. Nel 635, in occasione dell’invasione araba d’Egitto, i resti mortali di Sant’Antonio furono traslati a Costantinopoli da dove un crociato li portò in Francia a Saint-Didier-de la-Motte (sec.XI). La Chiesa costruita per accoglierli fu consacrata da Callisto II nel 1119 e vicino ad essa sorse un ospedale condotto dagli Antoniani che accoglieva numerosi Pellegrini che vi si recavano per invocare il Santo che godeva la fama di guaritore dall’ergotismo (malatia chiamata ignis sacer o fuoco di S. Antonio). Il culto di S. Antonio Abate conobbe nuovo impulso e più ampia diffusione in Occidente quando la Legenda Aurea di Jacopo da Varagine (sec. XIII) ne fece conoscere la figura, arricchita anche da tradizioni popolari che la resero più colorita e suggestiva. Da allora fu soprattutto la gente dei campi ad eleggerlo universalmente come protettore degli animali domestici estremamente importanti in una società essenzialmente agricola. Che i contadini e gli allevatori abbiano posto sotto la protezione del santo eremita gli animali che servivano per il lavoro dei campi e per l’alimentazione non deve meravigliare. Antonio era figlio di gente che lavorava la terra, di qui il suo amore per la campagna e per gli animali domestici amici e collaboratori dell’ uomo.
Inoltre S. Anastasio ci informa che Antonio stesso si dedicava al lavoro della terra dalla quale traeva il suo sostentamento e anche di fare la carità a chi andava a trovarlo.
Nonostante i cambiamenti della società e dei metodi di lavoro agricolo, la devozione a S. Antonio Abate è rimasta sempre viva ed ha saputo trovare nuove motivazioni e nuove forme per invocare ancora oggi il patrociniodi questo Santo sugli animali domestici.
Sant’Antonio secondo gli artisti
IL BASTONE. Questo nella iconografia più antica si presentava nella sua forma normale. In seguito prese la forma “tau”, cioè la croce egiziana a cui si dava il significato anche di vita futura. Questo simbolo in alcuni casi verrà anche applicato come distintivo sul mantello del Santo.
IL CAMPANELLO. Questo simbolo si può ricollegare all’usanza degli Antoniani di allevare maiali vaganti in libertà e mantenuti dalla carità pubblica. Questi animali avevano appunto come segno di riconoscimento un campanello attaccato al collo o ad un orecchio.
IL PORCO. Il motivo per cui ai piedi del Santo viene rappresentato un maialino è controverso: poterbbe significare la protezione del Santo su questo animale e, per estensione, su tutti gli animali domestici, oppure rappresentare il demonio che, sconfitto dal Santo, è condannato a seguirlo docilmente. Altro motivo potrebbe venire dal fatto che gli Antoniani allevavano maiali, con il grasso dei quali curavano il cosidetto “Fuoco di Sant’Antonio”.
LA FIAMMA. Il fuoco che appare nelle rappresentazioni del Santo può essere ricollegato all’azione di Sant’Antonio contro il fuoco infernale oppure si potrebbe riferire alla sua protezione sui malati di ergotismo o “Fuoco di Sant’Antonio”.
IL LIBRO. Il libro che Sant’Antonio regge nella mano in molte raffigurazioni richiama alla Regola da Lui scritta (o almeno a Lui attribuita) per i monaci.